Bilancio globale – 4 – Mutamenti del Clima: darsi da fare!

Bilancio globale – 4 – Mutamenti del Clima: darsi da fare!


Gentili Signori della buona Informazione,

a seguito dell’ennesimo recentissimo allarme lanciato da un gruppo di studiosi membri del processo scientifico IPCC che studia lo stato della Terra, ho ascoltato e letto parecchie analisi e commenti -alcuni ben fatti- sul perché non si stiano ancora adottando provvedimenti efficaci per bloccare il costante aumento degli effetti “serra” atmosferici che si evidenziano nel Surriscaldamento terrestre e nei conseguenti Mutamenti climatici.
Detto sinceramente, è triste che con scadenze regolari si stiano rincorrendo appelli della comunità scientifica alla sensibilizzazione della Politica e della Sociatà civile: perché ancora non ne sortisce la concretezza indispensabile! Che l’informazione seria se ne occupi poi in profondità con persone competenti è certamente positivo ma, stingi stringi, si giunge sempre alla medesima conclusione: che i motivi della scarsa incisività dei provvedimenti sono noti, tuttavia colmi di nodi difficilmente solvibili.
È ancor più triste se si osserva il problema con un approccio storico che evidenzia l’aver sprecato tempo e risorse. Se ripenso agli anni della scuola, in fase di studio del tema energetico per la preparazione al futuro esame di maturità liceale, avevo avuto in mano dei testi piuttosto approfonditi che già rilevavano possibili problemi derivanti da un eccesso di prodotti della combustione fossile -CO2 ed altri ossidi e particolati- sia per la biosfera sia per l’atmosfera. Numericamente di fronte ad un parametro 5 per la CO2 in uscita verso l’atmosfera se ne misurava un 3 riassorbito dalla vegetazione e dalle acque marine… dunque si conosceva e si evidenziava (pur non riconoscendone ancora bene tutti gli effetti futuri) la modificazione di composizione dell’atmosfera terrestre: era in un ben documentato testo di chimica inorganica e combustione, datato 1973.
Si era anche vissuta la stagione della paura per l’esaurirsi dei giacimenti petroliferi, dai quali dipendeva la gran parte dell’approvigionamento energetico mondiale. Si parlava di giacimenti vuoti per l’anno 2000. Parallelamente le energie rinnovabili stavano avendo una notevole stagione di studio e sperimentazione, sia nei pannelli fotovoltaici sia negli specchi parabolci solari (in Francia si erano sviluppati impianti a parabola solare e si provava a fondere i metalli col sole!). Le sperimentazioni in corso avevano purtroppo subíto un rallentamento decisivo con l’efficace ricerca di nuovi giacimenti più profondi ed anche marini… col che oggi la prospettiva di un esaurimento si è spostata ben oltre il 2100 (poi uno studio del MIT di Boston, riportata dal Corriere della Sera nelle pagine scientifiche di una quindicina d’anni fa, stimava i depositi di carbon fossile sufficienti sino al 2800, almeno per l’impegno energetico di allora – oggi moltiplicatosi parecchio).
Come se ne esce alcuni lo hanno provato ad evidenziare a scadenze regolari, ed anche lo scorso 9 ottobre 2018 ma… siamo alle solite, e lo siamo da almeno vent’anni, almeno da Kyoto 1997, da quando il problema del surriscaldamento atmosferico -e dei mutamenti climatici che ne sarebbero seguiti- è emerso nella sua evidenza aprendosi al pubblico delle persone comuni.
I motivi del fallimento di un’azione efficace sono chiari, c’è un’obbiettiva inerzia -sociale, economica, ma anche culturale- che crea difficoltà ad ogni prospettato cambiamento; poi la finanza, diversamente da un’economia ragionata, lavora sulle prospettive di breve termine, “fottendosene” delle pur ragionevoli prospettive di lungo termine (direi sia al livello micro-personale o familiare, sia al livello globale planetario). Almeno venticinque anni di poco produttivi Grandi Vertici sullo stato della Terra, da Rio 1992 a Bonn 2017, sono là a dimostrarlo nonostante Parigi 2015, i cui accordi erano non-impositivi, di semplice “buona volontà” nazionale (vedi aggiornamento ***); poi troppo traslati temporalmente, oltre il 2030 ed anche più in là.
Da un punto prospettico esterno alla politica dei Grandi Vertici ed agli indirizzamenti lobbistici si potrebbe osservare meglio la scarsa rispondenza delle persone comuni (che poi sono gli anelli di congiunzione di un processo energetico che giunge nelle loro case e nell’alimentazione e nelle attività di lavoro e di svago), rispondenza non tanto discussa ed evidenziata:
– si constata come la Politica ambientale che emerge dai grandi Vertici mondiali sullo Stato del Pianeta (poi anche quella delle singole Nazioni, pur firmatarie del documento finale di Cop21 di Parigi) non abbia mai preso in considerazione una vera concreta spinta alla divulgazione popolare dei problemi e dei possibili metodi correttivi, che creerebbe una presa di coscienza davvero forte nelle singole persone; men che meno hanno spinto al Risparmio energetico che ogni persona può mettere in pratica subito e con vantaggio immediato;
– senza stimoli adatti ben studiati ed indirizzati, le singole persone per lo più si smarcano dal problema, ne sanno poco e spesso hanno i problemi altri del vivere, talvolta del vivere con difficoltà; mentre una buona parte di chi avrebbe le possibilità economiche di accedere subito ai modi ed ai mezzi più adatti (auto elettrica, termopompa, pannelli fotovoltaici, isolamento termico dell’abitazione, scelta di forniture elettriche rinnovabili, …) preferisce spendersi nelle piacevolezze della vita comoda del proprio micro-universo che delega i problemi dell’umanità alle Organizzazioni politiche, scientifiche, culturali, … le quali se ne fanno carico in modo istituzionale o volontaristico. In altre parole -parafrasando Jack Lemmon in Prigioniero della seconda Strada di Neil Simon- troppe persone “hanno rispetto solo per il proprio Signor culo!”.
Chissà mai che gli abitanti del Mondo finalmente prendano in mano il proprio destino e si diano da fare in prima persona, praticando quei non pochi modi di comportamento possibili (non tutti troppo costosi, talvolta addirittura convenienti); e magari inviino segnali forti ai propri Governanti, per spingerli ad assumersi più concretamente la responsabilità ambientale che viene loro delegata nell’urna elettorale. Utopia? Intanto un Tribunale olandese, sollecitato da un esposto dei cittadini, ha emesso una sentenza “storica” che obbliga il Governo tulipano ad una più concreta attenzione ai provvedimenti siglati nel COP21. Inoltre, certamente in ritardo ma meglio tardi che mai, si stanno manifestando -a fronte degli scarsi risultati sinora ottenuti dalla Politica ambientale- spinte alla concretezza etica mostrate da filosofie e fedi della Trascendenza: per esempio animiste e naturaliste, ma anche l’Enciclica Laudato si del Pontefice Francesco. Qui confessiamo di non essere a conoscenza dei dettagli ma di augurarci che siano utili a svegliare le coscienze delle persone in senso attivo e propositivo; poi immaginiamo che non siano semplici posizioni emozionali contemplative ma si spingano all’appoggio delle nuove tecniche necessarie per risolvere i problemi creati proprio dall’abuso di stili di vita esagerati sviluppatisi parallelamente alle tecnologie contaminanti l’Ambiente vitale. Lo verificheremo, perché proprio nella nostra Città sarà presto realizzato un incontro pubblico con alcuni esperti interpreti dell’invito del Pontefice al rispetto per l’Ambiente (la terra e l’umanità e gli altri esseri viventi), e potremo valutarne l’eventuale efficacia; proveremo ad approfondire se saranno posizioni collaborative, possibilmente non pregiudiziali nei confronti delle nuove necessarie tecniche.
  • Un grazie alla Redazione di Modem – Radio svizzera di Lingua italiana – ReteUno, per la sempre pronta presenza d’approfondimento serio, già evidenziata in colore blu a metà testo e che riproponiamo qui.
  • Bella filosofia naturalista, quella dei Pellerossa del nord nordamericano nel XVII secolo, Manitoba, Uroni, Piedi Neri, … che vedevano l’Essere creatore trascendente nella Natura, e consideravano ogni offesa alla Natura un’offesa al dio della loro convinzione. Bellissima la lettura del romanzo storico Fuochi morenti, di Brian Moore.

Aggiornamento 8 nov. 2018 – intervista del Signor Enrico Bianda -Radio svizzera di Lingua italiana-ReteDue- al Direttore della Rivista italiana Valori <www.valori.it>. Il Signor Andrea DiStefano parla dell’appello degli scienziati IPCC mettendolo in connessione con l’Economia, alla luce del duplice Premio Nobel assegnato per studi che dimostrano l’interazione tra fenomeni ambientali e scelte economiche.

(***) – inizialmente fu così, ma poi la successiva ratifica del Trattato contenne l’imposizione legale dei Programmi nazionali per il 2050. Accordi più dettagliati ed inderogabili (pur dilatati in tempi non brevi, anche all’anno 2070) sono stati presi più di recente al Vertice COP26 di Glasgow nel novembre 2021, con tuttavia qualche defezione dettata da grossi interessi nazionali di alcuni Paesi.

 

Vai a ultimissime indagini dell’Atmosfera 20 novembre 2018 – Istituto mondiale di Meteorologia

Vai al quinto capitolo – Abbandonare le Energie fossili

Giuseppe

Studi: Liceo Scientifico Legnano; Ingegneria Meccanica – Politecnico di Milano. Progettista e ideatore di meccanismi ed attrezzature oleo-pneumatiche, impianti automatici e robot meccanici industriali.

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