Riflessione: “Quale cultura ambientale?”

Riflessione: “Quale cultura ambientale?”


Abbiamo vissuto in passato e stiamo vivendo oggi il diverso approccio delle persone all’ambiente che le circonda. Come osservavamo nell’articolo precedente, febbraio 2019, il fenomeno di partecipazione sorto per l’attivismo della studentessa svedese Greta Thunberg sta producendo effetti anche maggiori di quelli ottenuti da altri precedenti processi di divulgazione delle conoscenze ricavate da approfonditi studi scientifici. Bisognerà tuttavia valutare, a posteriori degli accadimenti futuri, se questi recentissimi effetti avranno prodotto azioni efficaci e concrete per la risoluzione degli attuali problemi di inquinamento e di surriscaldamento terrestre. In fondo per ora siamo nelle medesime condizioni che Fëdor Dostoevskij descriveva in Delitto e Castigo per gli studenti russi dell’età zarista ottocentesca: che i loro pensieri di protesta erano certamente il segno dell’esistenza di un problema, ma ancora non erano concretamente utili per risolverlo!

Passare dalla descrizione dei sintomi della malattia all’urgente terapia di cura è un passo piuttosto complesso. Appare necessaria una riflessione sul come vengano percepiti i sempre più inequivocabili fenomeni meteorologici indice di Mutamento del Clima atmosferico sulla Terra: non tutti lo sono e pensare scorrettamente che tutti lo siano non fa che offrire l’arma allo scetticismo. Fatti i necessari distinguo, l’anno 2018 è probabilmente risultato determinante per un certo mutamento di sensibilità: la percezione comune si è un po’ rafforzata dopo i due anni consecutivi caratterizzati da inusuali e distruttivi fenomeni atmosferici. Forti di certi evidenze, si sono moltiplicati gli allarmi dei migliori Istituti di ricerca e di monitoraggio dello stato della Terra e della sua Atmosfera; sono così nati alcuni processi mediatici che hanno smosso un po’ l’interesse e le coscienze individuali: tra tutti proprio l’eclatante fenomeno “Greta Turnberg” che ha mobilitato la gioventù in molti paesi del mondo.

La cosa più evidente pare essere che i mutamenti climatici si stiano sempre più sviluppando come fenomeno culturale di ripensamento della consolidata cultura dell’economia e della finanza che hanno caratterizzato il secolo XX dell’inarrestabile sviluppo… al punto che l’indice P.I.L. di valutazione del benessere comincia ad essere troppo limitato e si presta a nuove forme di interpretazione comprensive dei bisogni dell’Ambiente vitale (compromesso proprio dalla volontà di crescita continua e dall’inarrestabile ricorso al Territorio ed alle Risorse sotterranee, sia energetiche sia dei materiali estraibili).

Le proteste giovanili degli scorsi mesi sono ancora da valutare nella loro concreta portata, come dicevamo, ma per il momento ci si potrebbe accontentare della denuncia forte dell’esistenza del problema climatico, così che giunga all’attenzione di tutti. Ci si potrebbe ora domandare se la Politica abbia accolto nella miglior maniera la mobilitazione giovanile: in questi ultimi mesi abbiamo osservato parecchie promesse e rassicurazioni giungere dagli ambienti politici ma… la struttura parlamentare rappresentativa (quella presente nella gran parte delle Nazioni democratiche) si nutre di dialogo e confronto tra le parti, confronti spesso energici e non privi di contrasti: così che le decisioni vengono prese in tempi tutto sommato lunghi. Accade che i partiti agiscano spesso in maniera ideologica e difficilmente si accordino per rapide soluzioni necessarie, come quelle di cui avremmo bisogno per non peggiorare in maniera inarrestabile le condizioni atmosferiche sulla Terra. Sarebbero necessari provvedimenti rapidi ed incisivi che tuttavia tarderanno nelle discussioni già aperte ed evidenziate un po’ ovunque alla ricerca di soluzioni utili praticabili.

Ce la faremo? La ragionevolezza e l’interesse di tutti gli abitanti della Terra avranno successo su interessi particolari e lobbistici? La presa di coscienza delle giovani generazioni sfocerà nella concretezza di azioni positive propositive? Proviamoci, proviamoci ancora, soprattutto tutti individualmente: che è poi lo spirito di questo nostro lavoro, tentare di appassionare le singole persone all’impegno del fare. In questo senso riprenderemo il cammino della concretezza con il prossimo intervento.

 

Leggi anche, di Mattia Cavadini per Radio/TV RSI delle Svizzera di Lingua italiana:

Il Totem del Progresso

Le insidie dell’Ideologia

Giuseppe

Studi: Liceo Scientifico Legnano; Ingegneria Meccanica – Politecnico di Milano. Progettista e ideatore di meccanismi ed attrezzature oleo-pneumatiche, impianti automatici e robot meccanici industriali.

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