Idrogeno, questo sconosciuto – 2

Idrogeno, questo sconosciuto – 2


La tecnologia dell’Idrogeno può esserci senz’altro di aiuto, a patto di utilizzarla con le corrette conoscenze e come e dove effettivamente abbia senso farlo. Non dovremmo idealizzarla quale “energia del futuro” come fanno alcune persone senza conoscerla bene: perchè, forse giova ripeterlo ancora una volta, l’Idrogeno non è una fonte energetica, non può sostituirsi alle fonti energetiche disponibili, è viceversa un “serbatoio” di energia “accumulata” dalla molecola H2 nel momento in cui viene prodotta a spese di un’energia già diversamente a disposizione.

Avevamo concluso il colloquio precedente domandandoci se valga effettivamente la pena di impiegare energia nella produzione di Idrogeno liquido per poterla “trasportare” dove sia necessaria. Vale la pena farlo? visto che solo una parte di quell’energia potrà essere utlizzata dalle attrezzature alimentate da H2.

Possiamo dire che ne vale la pena se:

  • se necessitiamo di energia in zone geografiche nelle quali non giungono le reti elettriche;
  • se sostituiamo H2 ai carburanti fossili in veicoli mobili (benzine, gasolio, metano, GPL) col vantaggio di non avere scarichi inquinanti ed emissioni di gas ad effetto serra; eventualmente anche in alternativa ai veicoli elettrici;
  • se sostituiamo H2 ai carburanti fossili per il funzionamento di generatori elettrici che intervengono in caso di guasto alla Rete elettrica fissa o dove essa manchi;
  • se, ma in una prospettiva futura non essendo ancora sufficientemente sviluppata la tecnica indispensabile, H2 potesse alimentare bruciatori da riscaldamento (in alternativa ai bruciatori di combustibili fossili, principalmente gasolio e gas metano, e magari in alternativa alle pur ottime termopompe elettriche);

A maggior ragione ne varrebbe la pena se:

  • se almeno una parte dell’energia persa nel momento dell’utilizzo potesse venir recuperata con degli scambiatori di calore;

Ne varrebbe poi certamente la pena se:

  • se si utilizzasse Idrogeno come serbatoio di accumulo per quelle quantità di energia rinnovabile che altrimenti andrebbero perse perché prodotte in momenti nei quali non ci sia sufficiente richiesta; e varrebbe soprattutto nel caso altri metodi di accumulo fossero troppo impegnativi sia economicamente sia per i materiali necessari.

 

Concludiamo:

il bilancio puramente energetico di H2 risulta inferiore rispetto a quello della corrente elettrica necessaria per produrlo estraendolo dall’acqua con la tecnica dell’elettrolisi. Tuttavia il possibile utilizzo della tecnologia dell’Idrogeno come distributore di energia potrebbe essere valorizzato da un insieme di parametri collaterali che tengano conto dei mezzi di distribuzione e del loro costo sia ambientale sia economico.

 

Nota bene:

in tutta la presentazione abbiamo considerato Idrogeno prodotto da acqua, essendo la tecnica che non implica presenza di emissioni carboniche di processo (pur che qualche dubbio sull’utilizzo della preziosa acqua ce lo siamo posto, si clicchi qui). Abbiamo volutamente trascurato che H2 possa anche essere prodotto da idrocarburi, con il medesimo rendimento di utilizzo ma con un minor bisogno energetico alla produzione (i legami chimici degli atomi di idrogeno H- nelle molecole di idrocarburi sono meno energici che nella molecola H2O dell’acqua): ma in questo caso si avranno emissioni di inquinanti per l’aria e di CO2 ad effetto serra atmosferico. Qualcuno vorrà certamente seguire questa seconda via cercando di assorbire e stoccare nel terreno la CO2 che viene prodotta, dipenderà dai costi necessari e magari da una possibile futura legislazione. Attendiamo gli sviluppi!

 

Osservazione:

è l’ultimo contributo che ci è parso utile per una completa analisi dei fenomeni connessi alla tecnologia energetica dell’Idrogeno, l’ultimo di una serie di sette iniziata nel mese di giugno del 2020 e che si può ritovare cliccando qui e qui.

Cercando di raccogliere in un modo comprensibile per tutti (magari senza riuscirci, ringraziamo per eventualmente segnalarcelo) la cosa più complicata è risultata il riuscire ad essere chiari (ed efficaci) per chi non conosce le questioni chimico-fisiche della produzione e dell’utilizzo di Idrogeno. Lo è stato soprattutto per la complessità del tema che non si sviluppa in maniera lineare: occorre procedere a ventaglio per le molte sfumature chimico-fisiche, per la varietà dei metodi produttivi e per quella degli utilizzatori, ed anche per paragonare certe qualità positive o negative a quelle di altri diversi utilizzi energetici. Addirittura sarebbe più semplice rispondere punto a punto a certe domande od osservazioni che venissero poste.

Giuseppe

Studi: Liceo Scientifico Legnano; Ingegneria Meccanica – Politecnico di Milano. Progettista e ideatore di meccanismi ed attrezzature oleo-pneumatiche, impianti automatici e robot meccanici industriali.

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