Preservare l’ambiente vitale Concorso RSI Terra Madre

Preservare l’ambiente vitale Concorso RSI Terra Madre


Il Congresso mondiale per l’Ambiente

COP 21 di Parigi – autunno 2015

Dal Concorso pubblico Terra Madre della RSI – RadioTelevisione della Svizzera di Lingua italiana:
Preservare l’ambiente vitale

Sei bimbo, guardi intorno e vivi: assorbi l’intorno giocando. Sei ragazzino, scompaiono i sentieri e i prati che pedali e che corri e che slitti: asfalto e mattoni e calcestruzzo, come in via Gluck. Adolescente… il padre racconta uno studio da Scienza e Vita (ancora nei Cinquanta): scopri il Clima che cambia al mutare del corso di un fiume, Kazakistan, Mare d’Aral. Cresci, voglioso di sapere. Non capivi il disagio del Leopardi, credevi nella Natura bella e immutabile: non lo è più, non lo è mai stata (certo!), il potere umano la cambia col suo.

COSA FARE? il consesso delle Nazioni prova col Protocollo di Kyoto.

Un percorso comune, penso.

Ci occorre meglio percepire il problema. Non comprendendolo pienamente, lasciamo un margine per il buon senso? Utilizziamo la precauzione? Il dubbio t’assale osservando. Minuti di motore acceso congedando la persona accompagnata. Spreco delle riserve idriche potabili. Compiti da svolgere: giardino, casa, cucina, acqua, aria, neve… sempre più gestiti da macchine a motore. Salvare l’Ambiente vitale è affidarsi a macchine più efficienti? Consumare ottimizzando il consumo? Lo crediamo? Non lo credo. NO! Rinunciamo al non indispensabile, prendiamoci un po’ di tempo col motore del nostro corpo.

Carbone, petrolio, gas naturale… combustibili che ci hanno regalato il progresso con la tecnica dei motori termici e le macchine… ci hanno svincolato dal solo sopravvivere, ci hanno connessi, ci hanno allargato le prospettive, anche le attese… tempo per studiare, tempo per viaggiare, tempo per il conoscerci, tempo per indagare… infine per progredire ancora.
Ma al vertice dello sviluppo realizziamo di essere nella trappola, negli effetti nascosti, trascurati, non desiderati. Eccoci a prender coscienza di aria e acqua e terreno contaminati. La crisi del Petrolio in esaurimento ci piovve poi addosso quasi come monito, nel”72, come bisogno di cambiare rotta. La paura dell’esaurirsi in trent’anni (per l’anno duemila! si diceva) ebbe effetto opposto: gli sviluppi di altre energie meno invadenti frenarono di fronte a nuove trivellazioni più profonde e marine, alla ricerca di nuovi giacimenti d’idrocarburi fossili. In breve disponemmo di combustibili per cent’anni ancora. Il profitto mise la sordina (ancora una volta) alla ragionevolezza, si scopò la polvere sotto il tappeto, si continuò ad intaccare l’atmosfera in quota alta: ecco il “buco” negli strati protettivi d’ozono; ecco il crescente “effetto serra”, ecco il riscaldamento atmosferico.

COSA FARE ? Siamo al dover aggiornare il Protocollo d’intervento. Quasi vent’anni fa a Kyoto si era tentato preservare l’atmosfera terrestre: troppi anni trascorsi senza vera programmazione, troppi i consolidati interessi economici che si interpongono, troppe le amministrazioni nazionali che hanno fatto ostruzione, troppe le promesse che non si sono potute mantenere (non tutte per malafede, certo, molte per obbiettiva difficoltà: cambiare l’esistente è un processo faticoso, e costoso).
Non è cessata la ricerca di nuove sorgenti di gas e petrolio, necessarie per i molti stati nazionali che vivono delle risorse del sottosuolo; altrimenti necessarie per svincolarsi dalle costose importazioni: vediamo le attuali tecnologie adottate per estrarre combustibili frantumando idraulicamente rocce scistiche bituminose. Oggi la condizione geo-politica pare essere addirittura favorevole ai modi del passato (col ribasso epocale del prezzo degli idrocarburi). È ancor più difficile favorire il cambiamento per sostenere la bontà dell’ambiente vitale.

Ma se una strategia globale si è mostrata difficile da concertare (e concretare!), non vogliamo intraprendere con miglior piglio l’azione personale? Poi l’azione locale, già in atto qua e là nel mondo ma non ancora con efficacia. Vogliamo mostrarci consapevoli ed attivi e propositivi, ciascuno per il suo, ciascuno secondo le proprie possibilità? In modo da sgravare il carico da portare nelle discussioni internazionali.

COME FARE ? Conoscere il trascorso, e conoscere i fenomeni: conoscenza come base di consapevolezza, per trovare infine soluzioni semplici modificando i comportamenti.
Troppo tempo è trascorso, troppo e per poco frutto. Un accordo mondiale rischia necessitare di altro molto tempo: in autunno a Parigi non si potrà scuotere la bacchetta magica. Non ci dobbiamo illudere, non esiste la panacea per tutti i mali della nostra Terra.
La via dell’impegno individuale pare sempre più pressante: conoscere le tecniche energetiche, conoscere i modi della produzione e distribuzione… almeno nelle principali particolarità, per poter scegliere tutti di non sprecare, di non sovraccaricare l’atmosfera.
Scegliamo sì la via dell’efficienza energetica. Ma anche quella dell’efficacia d’utilizzo: significa per esempio posizionare le medesime lampadine efficienti in modo migliore per una più efficace illuminazione; significa anche la via del non utilizzo in caso mancasse l’assoluta necessità.
Essere moderni non è rincorrere col paraocchi gli oggetti della tecnica (le proposte allettanti) sprecando risorse. Essere moderni è conquistare consapevolezza, e sapersi porre dei limiti necessari.
Vogliamo giungere a consumare meno e meglio, evitando sprechi… lasciamo le confezioni elaborate e ricche, la sostituzione dei prodotti prima del loro invecchiamento… combattiamo l’obsolescenza programmata… rinunciamo all’inutile.
Non è un modo impraticabile, occorre volerlo.

Occorre impegnarsi nel conoscere meglio i fenomeni fisici e produttivi che accompagnano la nostra vita. Solo una piccola parte delle persone ha una conoscenza pur minima di questioni scientifiche e tecniche, come lo scienziato americano Carl Sagan mostra nel suo magnifico saggio sulla buona trattazione degli argomenti scientifici, il Mondo infestato dai Démoni.
Sono necessari buoni divulgatori, maestri appassionati, per stimolare l’interesse e svegliare la volontà di agire. In una giornata pubblica sul Clima e sul perché dei mutamenti, aula 200 dell’USI a Lugano, anno 2000, studiosi di varie nazionalità facenti parte del progetto di ricerca IPCC delle Nazioni Unite erano concordi sul messaggio da inviare alle persone, col mezzo della corretta ed efficace informazione. Si disse che parlare solo in modo catastrofista del Clima (scioglimento dei ghiacciai, innalzamento delle acque marine, scomparsa delle coste…), focalizzando i soli effetti macroscopici del mutamento in atto, insinua un sentimento di fatalismo e di impotenza.
Si mostrò viceversa l’utilità di far conoscere le interazioni tra l’intervento umano e certi cambiamenti dannosi al livello locale: creazione di isole di calore metropolitane per eccesso d’urbanizzazione e riscaldamento; microclima modificato dal mutamento dei corsi d’acqua o dalla loro canalizzazione o dalla creazione di sbarramenti (dighe); incanalamento di correnti ventose distruttive nei “canyon urbani” creati da un’architettura non attenta alle nuove condizioni; proliferazione di vita biologica invasiva (sia vegetale, sia animale) in ambienti modificati dall’Uomo; aumento della frequenza di fenomeni climatici d’elevata energia…
Ecco, se la divulgazione e l’informazione fossero coerenti nell’evitare la spettacolarizzazione, a favore della formazione, probabilmente si rinforzerebbero in modo decisivo i lodevoli movimenti di presa di coscienza e di impegno attivo che esistono (certo!) ma che procedono in modo ancora troppo frammentato per poter tamponare il flusso dell’indifferenza.

 

Giuseppe Donati – ottobre 2015

pubblicato nel sito web ufficiale della RSI
con le specifiche del Concorso Terra Madre:
http://www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/passione-rodano/Terra-Madre-ha-un-vincitore-5172859.html

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